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Sabato 12 Marzo/Una pietra d’inciampo per le vittime del fascismo dal dopoguerra ad oggi

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Il 24 marzo 1944, nella Roma occupata dall’esercito tedesco dopo l’armistizio del settembre del ’43, con la fattiva partecipazione delle istituzioni e di cittadini collaborazionisti, dopo la difesa estrema della città da parte di militari e civili, il rastrellamento degli ebrei romani, mandati nei campi di sterminio, l’incarcerazione di massa degli antifascisti, si consuma una delle più grandi stragi nazifasciste in Italia, nota come l’eccidio delle Fosse Ardeatine.

 

Nelle cave di pozzolana situate nei pressi della via Ardeatina furono trucidati 335 uomini come rappresaglia per l’azione partigiana di Via Rasella, che il giorno precedente aveva causato la morte di 33 occupanti nazisti. Il comando tedesco di Roma decise che doveva essere realizzata una “punizione esemplare per la città che si era a loro ribellata con una resistenza militare e una di solidarietà piena verso chi si nascondeva per sottrarsi alla guerra e alla morte.
Il capo della Gestapo a Roma, Herbert Kappler, con la collaborazione del questore fascista Pietro Caruso, stilò la lista di chi doveva essere ucciso: 335 uomini e ragazzi, tra detenuti civili e prigionieri politici, militari, ebrei e cattolici, atei, comunisti, socialisti e monarchici e semplici sospetti antifascisti di diversi quartiere e borgata.
Completate le esecuzioni, i nazisti fecero saltare con dell’esplosivo gli ingressi delle cave per occultarne all’interno i cadaveri. Nella tarda serata del 24 marzo, il comando nazista diramò alla stampa un comunicato nel quale si affermava che l’ordine era già stato eseguito. Solo a strage avvenuta i cittadini romani si resero quindi conto del crimine che era stato perpetrato dai nazisti con la complicità delle autorità italiane fasciste.
Ancora oggi, in modo specifico e particolare, le Fosse Ardeatine rappresentano un banco di prova della coscienza delle nuove generazioni, sul tema della guerra, della resistenza e dell’antifascismo, ma anche della verità e della giustizia. Perché?
Perché nelle fosse ci sono cittadini romani e di tutto il paese. L’eterogeneità sociale e politica delle 335 persone uccise fa delle Fosse Ardeatine un avvenimento emblematico, che lega insieme “tutte le storie” di Roma e del paese.
Perché attraverso lo svolgersi degli eventi che hanno condotto alla strage è possibile entrare nei meccanismi terribili della guerra e del cosiddetto “diritto di guerra” che nei terribili eventi del confine est europeo si ripresentano nella loro drammaticità.
Perché come tante storie italiane, i processi si sono protratti fino al 1977 e uno dei responsabili, Priebke che teneva la lista delle vittime, spuntando i nomi delle persone già uccise, è morto nel 2013, mentre Kappler già condannato nel dopoguerra, è fuggito nel 1977 ed è morto nel suo paese.
Perché negli anni del dopoguerra fino ad oggi sono continuati a cadere per mano dei fascisti tanti cittadini di questo paese.
Questo significa che quella guerra di quasi 80 anni fa, quel nazismo e fascismo hanno dispiegato le loro ali di odio, di terrore e di morte fino ai nostri tempi più recenti. Un filo rosso che non è mai stato reciso e che lega le vittime di allora alle vittime di oggi, che unisce i partigiani di ieri agli antifascisti e ai partigiani di oggi. Il fascismo come la guerra non sono mai stati estirpati in Italia, in Europa e nel mondo.
E’un impegno necessario, oggi più che mai il ricordo e la narrazione della resistenza romana all’occupazione tedesca e dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, perchè il fascismo non è morto, la guerra ancora continua ad essere lo strumento più usato nel mondo per l’imposizione del potere di uno stato verso l’altro. Perché quel sistema economico e politico che arma gli eserciti e i fascisti continua a svilupparsi e a distruggere le vite dei popoli che ieri come oggi scappano dalla guerra e dalla fame, lottando per mondo più giusto e più umano.
Perchè la resistenza non è ancora finita.
Per discutere di tutto ciò invitiamo ad un incontro sabato 12 alle ore 11 presso Acrobax. Nell’incontro intendiamo promuovere l’iniziativa di apporre in vicinanza del mausoleo targhe di inciampo con le vittime del fascismo dal dopoguerra ad oggi.
Primi firmatari: Madri per Roma città aperta, Anpi sezione Renato 
Biagetti.

 

 

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